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La bicicletta di bambù

IL BAMBU’, L’AFRICA E IL FUTURO DELLA BICICLETTA

La prima bicicletta in bambù fu esposta a Londra nel 1894, ma l’interesse per la fabbricazione di telai in bambù leggeri e resistenti si è risvegliato solamente dopo più di un secolo, grazie allo sviluppo di tecnologie costruttive del tutto nuove. Nel 2007 un manipolo di scienziati della Columbia University ha lanciato il Bamboo Bike Project, allo scopo di sostenere investitori locali di Paesi dell’Africa Subsahariana per l’avvio di produzioni di biciclette in bambù di alta qualità.

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Ecco nascere l’equazione perfetta: bicicletta + bambù = soluzione di trasporto globale. Infatti le bici di bambù sono un affidabile mezzo di trasporto prodotto localmente nei Paesi in via di sviluppo, ma al tempo stesso sono un mezzo ottimale per il commuting urbano nei Paesi occidentali. Aziende come Zambikes e Ghana Bamboo Bikes producono ambulanze e bici a vantaggio dei villaggi africani e al tempo stesso esportano in tutto il mondo grintosi telai in bambù con geometria stradale, o MTB, realizzati anche su misura “perché te lo meriti”.

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Se l’idea di possedere un telaio in bambù ti affascina, ti farà piacere sapere che la produzione di telai in Africa affronta problemi globali come il cambiamento climatico, la povertà, l’abbandono dei villaggi e la disoccupazione giovanile attraverso la creazione di posti di lavoro, destinati indistintamente ad uomini e donne. Rispetto alla produzione delle tradizionali bici in metallo, le biciclette di bambù richiedono un uso limitato di prodotti chimici ed abbattono nettamente le emissioni di anidride carbonica (che per un telaio in acciaio si aggirano sui 5 kg). Le biciclette di bambù sono leggere e stabili, ideali per fondi sconnessi, grazie alla loro capacità di assorbimento delle vibrazioni, ma sono anche così resistenti da permettere il trasporto di carichi pesanti. Dati di fatto: le bici in bambù creano posti di lavoro (agricoltori, telaisti, meccanici) e le coltivazioni di bambù intercettano l’anidride carbonica, prevengono l’erosione del suolo, migliorano la qualità dell’acqua, preservano l’Africa dalla deforestazione.

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Come se tutto ciò non bastasse, il prodotto finito soddisfa le esigenze del richiedente pubblico urbano occidentale. Infatti la tecnologia produttiva dei telai africani in bambù, messa a punto in un decennio negli Stati Uniti, permette ora di produrre telai eccellenti, capaci di assorbire gli urti, ma al tempo stesso reattivi. Il design dall’apparenza semplice richiede un elevato tasso di manodopera, esperienza ed elevate qualità artigianali. Il bambù di tre anni viene tagliato, conservato ed osservato per mesi prima di essere rifilato in misura. Solo i pezzi selezionati sono uniti con fibre vegetali imbevute di resina epossidica e fissati su minimi snodi metallici. La costruzione di un telaio in bambù richiede una settimana (senza considerare la fase di selezione e preparazione del legno) ed il prodotto finito offre un’esperienza di guida di grande classe e comfort.

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Dubbi sulla resistenza del bambù? Il cooperante Matteo Sametti su una bici di bambù prodotta in Zambia ha coperto il percorso Lusaka-Londra: 74 giorni, 8400 km e 10 stati di cui 7 in Africa (Zambia, Malawi, Tanzania, Kenya, Etioipia, Sudan ed Egitto). L’allestimento della sua bici era completato da “due sfiziosi portapacchi, che ispiravano fiducia solo a guardarli” (come li descrive lui), naturalmente in bambù, naturalmente assemblati esattamente con la stessa tecnologia del telaio.

Con una resistenza alla trazione superiore all’acciaio ed un assorbimento sei volte più elevato del carbonio, la fibra vegetale di bambù garantisce rigidità e comfort e, se esiste una pianta destinata a  diventare una bicicletta, questa pianta è il bambù.

Fonte: www.bikejamming.it

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